“Gli davo il copione e lui lo “doguizzava”.
C’era scritto “Rambelli la vedo in pericolo”. Lui escalamava: “Sa cosa le dico, Rambelli, che vedo la sua promozione in grave danger.
Faceva diventare di culto tutto quello che diceva. “Da casello a casello in un giro di Rolex.”
Inizio l’articolo con la prefazione di Jerry Calà del libro di Sandro Patè, “See You Later. Guido Nicheli - Una vita da cumenda” che celebra l’incredibile personaggio che ha caratterizzato la comicità italiana italiana degli anni Settanta Ottanta.
Da una parte l’Italia si riconosceva nell’affermazione del personaggio Fantozziano che personificava un ragioniere brutto in costante difficoltà, figura in contrapposizione con il Paolo Villaggio uomo, descritto e raccontato come un uomo molto colto e intelligente, sicuro di sè e provocatorio.
Bizzarro pensare e riflettere sul perchè tanti amano identificarsi nella figura dello sconfitto, basti pensare al successo del brand Fantozzi Official e il relativo merchandising, un progetto capace grazie anche all’elevato estetismo e un real time marketing ben fatto di conquistare l’attenzione anche dei più giovani a distanza di anni dall’uscita dei cult del Ragioniere.
In contrapposizione c’è chi non si riconosceva nel termine “agghiacciante”, termine caro ad uno dei miei maestri, e prediligeva riconoscersi in figure come quelle Dogui, l’industriale meneghino, il bauscia, concedetemi il termine nonostante il suo tifo per i Caciavit tanto da tenere l’adesivo rossonero attaccato sua Porsche, chicca rubata da un milanese doc.
Viveur per vocazione, playboy per scelta capace di mescolare mode e tendenze che dimostrano la sua predisposizione al dinamismo e al pionerismo, basti pensare che ha inventato una parlata tutta sua.
L’attuale mix tra italiano e inglese in fin dei conti l’ha inventato lui, per pura coincidenza ho rivisto Dope Boys Alphabet, film sulla carriera di Noyz Narcos, al secolo Emanuele Frasca, autore di hit di strada divenuti inni generazionali, fondatore del Truce Klan collettivo romano nato dall’unione dei Truce Boys e gli ITP, In The Panchine.
La domanda può sorgere spontanea, cosa centrano nello stesso articolo il Dogui e Noyz?
Milano - Roma, la Milano da Bere - la Roma di strada, edonismo - street life.
Nel titolo del film c’è il termine Alfabeto ed è proprio il linguaggio del Truce Klan che mi ha ispirato questa creazione.
”Try to copy my mezzo inglese” è una frase cult della canzone Deadly Combination degli ITP, tra i primi a mescolare nei testi l’italiano con l’inglese già nel 2005 prima dell’attuale noiosa routine quotidiana dove, io per primo, si alterna inglesismi alla nostra lingua, bella per quanto complessa.
Nel docufilm raccontano di come quest’idea nasca tramite un loro amico abile nel reperire che usava mescolare il romano con termini inglesi e da lì l’idea che fece spopolare la canzone e questo nuovo slang.
L’attuale combo anglo-italiana, per citare un calcio di altri tempi, è per me nauseante, mi sa di snobbismo, di pseudocultura, del ragazzo andato a far sei mesi all’estero e torna al paese millantando esperienze degne di Marco Polo.
Una forzatura tipica dell’attuale noiosa era che stiamo vivendo, costruita a tavolino da autori poco fantasiosi e ben poco edonisti.
Vi potrete chiedere, nuovamente, ma in fin dei conti c’è la pausa del campionato e servono modi per ingannare il tempo, tanto citazionismo per dire?
Non è l’oggetto, la frase, il vestito, il luogo comune che conta ma l’attitudine dell’attore, della maschera che la valorizza e fa in modo che sia contestualizzabile da chi sa percepire l’essenza veritiera della cosa in questione, che sia un “com’è umano lei”, che sia un “tac” o che sia un “in this jungle you are lost”.
Quindi: sole, whiskey (non per me) e sei in pole position.